Multiple visioni

24 maggio 2013

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Multiple visioni
24 maggio 2013

Quanto conta nella fotografia la capacità di cogliere il momento?
Durante i corsi di fotografia base non mi stanco mai di ripetere un'idea, una necessità: il riuscire ad utilizzare la propria attrezzatura senza pensarci. Si deve puntare alla naturalezza con cui ogni giorno guidiamo la nostra automobile. Con cui facciamo il nodo alle scarpe. Perché non possiamo sempre sperare di poter pianificare uno scatto. In verità quasi mai è così.
Prendiamo la fotografia di paesaggio: possiamo pianificare ogni cosa, decidere il posto, la composizione, la focale e tutte le impostazioni per esporre la foto, ma dobbiamo essere pronti ad agire rapidamente se le nubi mutano, se la luce cambia. Ecco che un'improvvisa apertura lascia passare la forza del sole e tutto si accende di un colossale incendio, quando fino a pochi istanti prima la tavolozza aveva solo colori freddi:

Il cielo brucia (San Giorgio - Bosco Chiesanuova - Verona)

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Dati di scatto: focale 300mm (Canon 90-300 su Canon 5DMarkII), iso 100, diaframma f/11, bracketing con tempi pari a: 1/10, 1/4 e 0.6 secondi per riuscire a gestire il contrasto fra il cielo fortemente illuminato e la collina in ombra.

Il tutto dura il tempo di meravigliarsi, ed in questo breve lasso di tempo ci deve stare il cambio di focale, la scelta di un nuovo valore del diaframma e del tempo di scatto relativo, per non sovraesporre troppo ma nemmeno chiudere le ombre. Non dimentichiamoci poi di curare la composizione. Come risolvere questo rebus senza perdere un solo secondo? Solo provando e riprovando e sbagliando una volta dopo l'altra, finché non si arriva a vedere le proprie mani muoversi quasi da sole.
In questi frangenti è di fondamentale importanza conoscere totalmente la propria reflex. Altra cosa che non mi stanco di ripetere durante i corsi: cambiare troppo frequentemente la propria fotocamera (questo vale tanto per i corpi macchina quanto per le lenti), magari sull'onda marketing del nuovo prodotto sempre più performante, porta inevitabilmente ad un solo risultato: meno momenti colti, più malumore. Devo sapere, e qui non si transige, come si comporta la mia specifica fotocamera quando sovraespongo, e di quanto posso farlo prima di danneggiare l'immagine. Devo sapere come si comporta se l'immagine ha le ombre troppo chiuse e quindi cercherò di aprirle dal RAW poi, per poter scattare scegliendo in modo accorto i tempi di posa. Devo saper modificare il valore degli ISO senza nemmeno guardarla la macchina, e devo sapere fin dove poter spingere questo valore prima che il rumore digitale diventi eccessivo.

L'ora rossa (Monte Carega - Piccole Dolomiti)

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Dati di scatto: focale 260mm (Canon 100-400 su Canon 5DMarkII), diaframma f/11, iso 100, tempo di posa 1/13 di secondo.

Stessa cosa per gli obiettivi: devo sapere come si comporta in controluce la mia lente, o con una forte illuminazione laterale, devo conoscere i diaframmi migliori e fino a che valore posso spingermi prima di notare una eccessiva diffrazione (vedi nota in fondo all'articolo). Tutto questo richiede tempo, tempo durante il quale a forza di scattare si arriva a capire l'attrezzatura. E le foto ne guadagnano.

Posso essere fortunato al momento di scattare la fotografia, ed avere condizioni di luce stabile magari per via del maltempo che copre il cielo o parte di esso: posso in questa situazione scattare e modificare il tiro aiutandomi magari con l'istogramma offerto dalla fotocamera per l'esposizione, oppure usando il LiveView per una composizione accorta ed una precisa messa a fuoco manuale. Posso fare degli scatti di prova, e cambiare tutto per ricominciare. Condizioni che lasciano il tempo di immergersi nell'ambiente senza la foga di variazioni inaspettate:

Lasciata andare, si disgrega (Camposilvano - Velo Veronese - Verona)

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Dati di scatto: si tratta di una panoramica composta da più scatti verticali (uniti con PTGui), per tutti: diaframma f/16, focale 17mm (Canon 17-40 su Canon 5DMarkII), bracketing sul tempo di posa con tempi pari a: 0.4 secondi, 1 secondo, 2 secondi. Per questo scatto ho usato il filtro polarizzatore Singh-Ray Gold-N-Blue per agire sul cielo aggiungendo del colore.

Tempo sospeso (San Giorgio - Bosco Chiesanuova - Verona)

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Dati di scatto: focale 40mm (Canon 17-40 su Canon 5DMarkII), diaframma f/14, tempo di posa pari ad 1/50, iso 100. Si tratta di due scatti orrizontali sul lato lungo, uniti poi insieme in un'unica immagine (il primo scatto dedicato alla parte bassa con poco cielo - il secondo scatto per la parte alta con poco terreno).

Ma questi sono casi particolari alla fin fine. Si deve quindi arrivare a degli automatismi, ma per farlo bisogna uscire di casa e fotografare. Poco da fare.
Ma come si può combinare la necessità di essere fotograficamente attivi con il resto della vita? La fotografia è una parte della propria personalità, un desiderio, una necessità che però è caratterizzata da grandissima flessibilità. Poniamoci sempre nuove sfide, nuovi traguardi, in modo da adattare questa passione al resto della vita.
Non riusciamo ad esser su di una solitaria collina al tramonto? Gli orari del lavoro, gli impegni che si accumulano, ecc., rendono questo impossibile? Allora possiamo ribaltare tutto, ad esempio pensare alla notte.
La notte: ha tutto ciò che si può desiderare per fotografare senza fretta. Luce costante: in città ad esempio, la luce diretta dell'illuminazione pubblica, o riflessa ad illuminare debolmente anche zone non direttamente servite (l'inquinamento luminoso è così forte da rendere impossibile un ambiente realmente buio). Il tempo: ore ed ore senza alcuna variazione nella scena. Tranquillità: anche i luoghi durante il giorno più caotici arrivano a fermarsi con la notte.
La scarsità di luce porta ad avere naturalmente tempi di posa molto lunghi, e quindi ogni cosa in rapido movimento tende a sparire dalla fotografia, basta che non emetta alcuna luce: se proviamo a fotografare una piazza, le persone, per quanto possano camminare lentamente, non saranno visibili. Ma la stessa scarsità di luce ci permette di aggiungere noi un'illuminazione a nostro piacimento. E' il LightPainting, il dipingere con la luce. Con questo ogni cosa diventa possibile, ogni luogo può essere ridefinito a nostro piacimento:

Una notte diversa (Verona)

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Dati di scatto: diaframma f/11, flash con gelatine colorate per colorare in modo diverso le varie zone dell'immagine. Ho scattato una foto per ogni lampo colorato, impostando la macchina un posa B: essendo l'ambiente completamente buio, solo la luce del flash risultava visibile. Ho poi unito tutte le immagini in Photoshop sovrapponendole come livelli: in tal modo ho potuto modulare a posteriori l'intensità di ogni lampo luminoso.

Le nostre città sono piene di luoghi che durante il giorno possono passare inosservati, ma con le tenebre, con le luci artificiali, le cose cambiano, mutano gli ambienti. Muta il nostro modo di osservare, la nostra sensibilità. Basta uscire di casa, fare pochi passi ma tenere gli occhi ben aperti:

Tiberghien (Verona)

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Dati di scatto: diaframma f/11, focale 17mm (Canon 17-40 su Canon 5DMarkII), tempo di posa pari a 4 minuti. Per ottenere tempi di posa così lunghi è necessario comandare la macchina fotografica con un telecomando che permetta di bloccare la posa B per un tempo definito (ad esempio questo di Canon oppure equivalenti più economici). Per calcolare un tempo come 4 minuti procedo così: parto da uno scatto con il diaframma aperto al massimo (f/4 nel caso della lente usata per questa immagine) ed alti iso (ad esempio 3200). In tal modo il tempo di posa risulta essere di pochi secondi: questo permette di farsi aiutare dall'esposimetro della macchina fotografica per calcolarlo, e di poter rapidamente modificare la composizione. Poi imposto il diaframma definitivo (ad esempio f/11 per questa immagine) ed iso bassi (100 o 200). Vado quindi ad aumentare il tempo di esposizione calcolando quanti
stop di luce ho "perso" modificando questi due valori. I minuti risultanti da questo semplice calcolo saranno poi gestiti dal telecomando con temporizzatore!

E prima della notte ci viene offerto il crepuscolo: il cielo è illuminato (e probabilmente con i colori più carichi che possiamo desiderare), ma la città ancora non si accende. Di nuovo bastano pochi passi, ma fatti con attenzione, per trovare motivo di ispirazione direttamente nel cuore delle nostre città:

Profili (verona)

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Dati di scatto: Canon s95, scatto in RAW, iso80, diaframma f/4, tempo di posa pari ad 1/30 secondo. Per ottenere questa immagine è stato sufficiente esporre per il cielo, ottenendo così una naturale silhouette.

Quante volte abbiamo visitato luoghi tipicamente turistici, affascinanti ma fotograficamente "uccisi" dalla moltitudine di fotografie già viste e riviste? Allora mentre visitiamo questi luoghi, lasciamo aperto l'occhio del fotografo per vedere oltre le cartoline. Ripetiamoci sempre che il problema non è il posto o l'orario o le condizioni.
Ad esempio durante una recente visita a Pisa, ho voluto realizzare delle immagini proprio delle icone assolute di questa città, ma pensando a come poter uscire dal seminato. Ho quindi sviluppato le fotografie in bianconero, senza la distrazione del colore. Solo in ultima fase ho inserito il colore, e solo in parte, un leggero velo, per completare quell'atmosfera differente che cercavo. Un luogo noto, ma un nuovo stimolo per l'occhio:

La torre (Pisa)

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Dati di scatto: focale 17mm (Canon 17-40 su Canon 5DMarkII), diaframma f/10, iso 100, tempo di posa pari a 1/25.

Battistero (Pisa)

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Dati di scatto: focale 17mm (Canon 17-40 su Canon 5DMarkII), diaframma f/10, tempo di posa pari ad 1/100 di secondo, iso 100.

La fotografia quindi può e si deve adattare come un guanto alla nostra vita. Del resto se questa è la passione che ci muove, non può che essere così. Le possibilità sono infinite, basta riuscire a spingere la propria immaginazione oltre il già visto, oltre ciò che già sappiamo fare. Poi non ci rimane che sfruttare l'ambiente ed il momento: arriva la primavera? Ecco che ogni pezzetto di bosco o minuscolo parco può essere una festa dell'immagine:

Primavera, adesso. (Sottobosco - Roveré Veronese - Verona)

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Dati di scatto: focale 100mm (Tokina 100 Macro su Canon 5DMarkII), diaframma f2.8,  tempo di posa parti ad 1/60 di secondo. Ho poi scattato una seconda immagine impostando il diaframma ad  f/16 con un tempo di posa pari a 0.6 secondi per avere maggiore profondità di campo: di questa seconda immagine ho utilizzato solo la parte relativa al fiore. In fase di scatto ho abbinato alla lente anche 67mm di tubi di prolunga (Kenko) per aumentare il rapporto di ingrandimento.

Senza uscire di casa, abbiamo ad esempio dei fiori sul balcone? Allora ci sono certamente insetti. La comodità in questo caso è tale da permetterci di osare qualcosa di più complesso, come ad esempio non usare la luce disponibile per fotografare ma affidarci ad un flash: in questo caso ci sono alcune regolette che possono rendere questo tentativo meno snervante e più efficace durante i primi passi (e valgono per tutti i generi fotografici dove si decide di utilizzare questa fonte di luce artificiale).

Breve elenco di regolette base per l'uso del Flash off-camera
- off-camera ovvero non il flash integrato nel corpo della fotocamera ma i vari Canon, Nikon, Yongnuo, ecc. -
L'approccio parte dall'impostare la fotocamera in Manuale e così anche il nostro Flash

  • Senza considerare il flash per il momento, scegliamo il diaframma che desideriamo: per la macrofotografia, in particolare con forti ingrandimenti, il diaframma è legato alla necessità di avere sufficiente profondità di campo, ad esempio per le immagini che seguono la scelta è caduta su f/11 in quanto desideravo estendere la PDC di suo molto ridotta.
  • Quindi scegliamo il tempo di scatto in base a cosa vogliamo ottenere: se desideriamo sia visibile nell'immagine anche l'ambiente circostante, allora dovremo scegliere un tempo di esposizione abbastanza lungo da cogliere la luce disponibile. Se invece vogliamo eliminare del tutto l'ambiente, allora basterà scegliere un tempo di scatto abbastanza veloce da restituirci un'immagine nera.
  • Una volta impostata la macchina si passa al Flash, la potenza della cui luce parte da 1/1, ovvero massima potenza, e può essere ridotta con frazioni successive: 1/2, 1/4, 1/8, ... La scelta della potenza dipende da alcuni fattori:
    • se uso un diffusore fissato al faretto del flash, per ammorbidire e diffondere maggiormente la luce, allora serve maggiore potenza (oppure se faccio rimbalzare la luce su di una superficie come una parete - un foglio di carta - un pannello di polistirolo - ecc);
    • se allontano il flash dal soggetto serve maggiore potenza;
    • se avvicino il flash al soggetto serve meno potenza;
    • se apro il diaframma serve meno potenza;
    • se chiudo il diaframma serve maggiore potenza;
    • il tempo di esposizione scelto non influenza la necessità di più o meno potenza del flash, ma solo i punti precedenti lo fanno. Il tempo di esposizione influenza solo la luce ambiente;
  • La luce del flash è bianca, un bianco neutro, simile alla luce diurna. Se voglio una luce più calda, devo porre davanti al flash delle gelatine colorate, ovvero dei rettangoli di materiale sintetico per dare una dominante di colore alla luce.

Per l'immagine seguente volevo lo sfondo nero, per sottolineare la ragnatela ed il ragno, "eliminando" così l'ambiente che non volevo potesse distrarre: ho quindi impostato il diaframma ad f/11 (per estendere la profondità di campo - critica nella fotografia macro) e scelto un tempo di posa pari ad 1/200 (100 iso). Scattando una foto con questi valori, il risultato era un'immagine completamente nera. A questo punto ho acceso il flash, impostando la potenza ad 1/2 e poi modificandola mediante alcune prove fino ad avere il soggetto ben esposto.


Ora di cena

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Dati di scatto: diaframma f/11, focale 100mm (Tokina 100MAcro su Canon 5DMarkII), tempo di posa pari a 1/200 di secondo. In fase di scatto ho associato alla lente anche 67mm di tubi di prolunga (Kenko) per aumentare il rapporto di ingrandimento.

Nello scattare questa immagine ho poi aggiungo, dal lato opposto al flash, un piccolo pannello bianco (va bene qualsiasi cosa - cartoncino bianco - polistirolo bianco - ...) al fine di usare la luce riflessa su di lui per schiarire il lato non direttamente colpito dal flash. Inoltre ho usato sul flash una gelatina colorata per dare una dominante calda alla luce.

Sempre con il flash ma questa volta con l'ambiente presente nella scena. Rispetto l'immagine precedente l'effetto è del tutto opposto, grazie proprio alla  possibilità di controllo sull'illuminazione. Tutto sta nell'immaginare prima cosa ci piacerebbe ottenere:

La mia casa è rosa

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Nero su rosa

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Le possibilità fotografiche sono quindi realmente infinite, nessuna scusa per non far crescere questa passione! 🙂

Alla prossima,
Sig


Nota: diffrazione

Diaframmi molto chiusi (non vi è un valore assoluto - dipende da lente a lente ed è legato anche alla densità di pixel del sensore - in linea generale si può considerare da f/11 in poi) se da un lato portano ad un aumento della profondità di campo (PDC) dall'altro provocano un peggioramento della nitidezza dell'immagine: questo è causato dal fenomeno della diffrazione dei raggi luminosi. I raggi, costretti a passare da un foro di diametro molto piccolo (diaframma chiuso), vengono in parte diffratti dai bordi del diaframma: man mano che si chiude il diaframma la quantità di raggi diffratti tende ad essere elevata, in rapporto ai raggi che non subiscono questo effetto, pertanto si percepisce un calo di nitidezza dell'immagine. Più il sensore è denso (ricco di "megapixel") maggiore sarà questo problema, spostando il valore "limite" del diaframma sempre più verso il basso: magari f/8 al posto di f/11 ad esempio.


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Commenti all'articolo:
1 marzo 2013 - Riyueren
Nel mio infinitamente piccolo, rispetto a te, concordo con ogni tua parola a proposito del viaggio che è la fotografia.Più che il termine "inganno" io userei "visione".
4 marzo 2013 - sigfridocorradi
Si il termine visione è il più adatto certamente! Siamo molto fortunati a vivere questo momento della fotografia, abbiamo a disposizione strumenti che ci offrono grandissima libertà di espressione!
2 marzo 2013 - Nicola
Quando un fotografo scappa dagli schemi classici, e non si limita a "riprendere un paesaggio per descriverne la sua realtà oggettiva", ma riesce, come fai tu, a trovare un collegamento tra gli occhi e il cuore (cit.E.Bresson) ecco che escono questi "dipinti di luce". Padronanza totale della tecnica, e sensibilità artistica... tutto il resto è solo strumento per rendere concrete queste emozioni. Un caro saluto, Nicola
7 marzo 2013 - Marco Nalini
È sempre un piacere ed un'esperienza unica tenere d'occhio il tuo blog! Riesci a fare scatti e trasmettere emozioni uniche. Bravo, complimenti. Ps: in più si impara un sacco! Grazie